È uscito il nuovo album di BrunoriSas, “Il cammino di Santiago in taxi”. Un disco che potremmo definire l’affermazione definitiva di questo artista non proprio giovanissimo ma veramente talentuoso. Un titolo che ribalta la concezione, storie di qualcuno che cerca la scorciatoia e si becca delle sonore delusioni, delle badilate in faccia. La voce è quella un po’ arrochita, tirata di Dario Brunori, che definii un urlatore e, oggi confermo, anche un romantico, nel senso puro del termine. L’album ha dei pezzi di spessore altissimo, tra i quali spicca il capolavoro assoluto che è Kurt Cobain. Un pianoforte che ricorda De Gregori accompagna una poesia sulla vita che prende il cantante dei Nirvana.

La metafora è di casa anche in questa canzone ma diventa lirica: “Vivere come volare/ci si può riuscire soltanto poggiando su cose leggere/del resto non si può ignorare/la voce che dice che oltre le stelle/c’è un posto  migliore/un giorno qualunque ti viene la voglia di andare a vedere, di andare a scoprire se è vero/che non sei soltanto una scatola vuota/o l’ultima ruota del carro più grande che c’è”. Descrivere la vita ma solleticare l’idea di prendere la via breve, la scorciatoia, il taxi del titolo. La vigilia di Natale ha uno sguardo rivolto alla strada che si ha davanti, al presente, con quell’occhio indiscreto che pensa a com’era e come poteva essere. Arrivederci tristezza è un bel messaggio nella propria solitudine.

Un intimo discorso a sé stessi, di quelli che capita di fare soli, intenti in altro, auto-ammonendosi: “Scusa mia cara ragione/passerò per coglione ma meglio così/forse in virtù del tuo nome/vuoi avere ragione/ma stammi a sentir/assiomi e teoremi non valgono niente/se l’occhio non vede che il cuore non senta più niente”. È più facile certo lasciare la tristezza e la ragione e chiedere al cervello di dormire e di dormirci su. Mambo reazionario è un bel titolo per guardarsi indietro durante la crisi dei trent’anni o anche qualche anno dopo. Ricorda molto il Compagno di scuola di Venditti: “ti sei salvato o sei finito in banca pure tu?”.

Una serie di domande insidiose a cui qualche sessantottino forse farà bene a rispondere prima di dare consigli come chi “non può più dare il cattivo esempio”.

Brunori, al terzo album, sboccia del tutto musicalmente e liricamente. Afferma con forza il suo ideale quotidiano e umano ma senza perdere la tenerezza. Molto più intimo e autoreferenziale. Solo e solitario, da ballare c’è poco, si può al massimo camminare con le cuffie inserite riflettendoci su. O prendere un taxi e ascoltare la radio.

Penna Bianca -ilmegafono.org