È successo che Giuseppe Civati, uno dei candidati alle primarie PD del prossimo 8 dicembre, ha presentato una mozione di sfiducia verso il ministro Cancellieri in merito al caso delle telefonate con Ligresti. È successo che, nella riunione del gruppo che doveva decidere sul da farsi, Civati si è trovato in minoranza. È successo che Civati ha votato contro la sua stessa mozione. Messa sul piano semplice dei fatti, Civati è il peggiore dei codardi che non ha neanche voglia di prendersi le proprie responsabilità. A onor del vero, sull’ultimo punto, egli è sempre stato contrario alle larghe intese, sin dal primo giorno, e non ha mai fatto un passo indietro sul tema.

Il passo indietro invece l’ha fatto, come sostiene anche sul suo blog, proprio per evitare di farsi espellere dal partito o di doverlo abbandonare. In un momento di tensione come questo è facile prendersela con tutti, con Civati in primis. Un esame più lucido dei fatti fa emergere come il candidato alla segreteria del suo partito, in questo caso, si sia dimostrato un politico onesto. O un politico vero. Sulla politica come professione e sulla sua necessità ho scritto centinaia di parole, eppure dobbiamo riflettere ancora una volta sull’importanza della politica in un mondo che vuole solo amministratori di condominio.

Non voglio ridurmi a pensare che non ci sia più spazio per le decisioni, per la discussione anche all’interno di un partito. Non posso rassegnarmi a che, per esigenze di “immagine” o di circostanze economiche contingenti, si debba rinunciare a dire la propria (con serietà e senza essere pretestuosi) come ha fatto Civati. La realtà mi e ci dà quotidianamente torto, ne sono consapevole. Ma dobbiamo riprenderci il diritto di poter parlare. La situazione economica globale, certi atteggiamenti dell’Europa stanno castrando il diritto a vedere le cose con lo spirito critico dovuto.

Il granitismo presunto del PD, oltre che inesistente e autolesionista, lo allontana ancora di più dall’idea di sinistra che fa del confronto e del dibattito uno dei suoi temi essenziali. Al capo che comanda occorre opporre una cittadinanza attiva e viva, non sempre concorde, ma da mettere d’accordo su certi temi. Questo se si vuole guardare il mondo da una prospettiva di sinistra e partitica (necessaria, a parere di chi scrive).

L’intelligenza e il buon senso, poi, vogliono anche che si faccia, criticamente, un passo indietro quando si rischia di trovarsi in mano un boomerang. D’altra parte, il PD ha voluto e si è tenuto la serpe in seno e adesso si trova in scacco tra i due personaggi politici più in voga: Berlusconi e Renzi. All’opposizione, Civati aveva offerto una via d’uscita dignitosa, non troppo costosa neanche al PD e forse allo stesso Letta, il quale poteva togliersi dall’imbarazzo affibbiando la colpa ad altri.

Invece no, dritti e granitici allo sfacelo, lo stesso a cui continuano a tendere gli uomini dell’apparato. Io voglio continuare a credere nella buona fede e nell’onestà, “Mi vuoi dire caro Sancho che dovrei tirarmi indietro perché il male ed il potere hanno un aspetto così tetro? Dovrei anche rinunciare ad un po’ di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?”.

Penna Bianca  –ilmegafono.org