La Società Italiana degli Autori ed Editori, meglio conosciuta con l’acronimo SIAE, è l’ennesimo ingranaggio della imponente macchina burocratica della nostra nazione. In merito alla SIAE, ad essere terrorizzati sono principalmente i musicisti, soprattutto quelli alle prime armi. La SIAE è un ente pubblico economico che tutela gli artisti ad esso iscritti e le loro composizioni. In che modo? Vigilando su ogni tipologia di eventi e accertandosi che non vengano eseguite, o addirittura semplicemente riprodotte tramite periferiche audio, composizioni dei propri clienti. Sforzandosi, tutto ciò una logica la possiede, riconducibile a tanti altri settori in cui i copyright e le licenze regnano sovrani. Ma qual è il risvolto negativo di tutta questa, forse eccessiva, tutela? 

Ovviamente a subire questa serie di norme sui diritti d’autore sono i musicisti emergenti, i quali si ritrovano spesso e volentieri a non vedere nemmeno gli incassi di una serata live perché il titolare del pub in questione incassa meno di quanto deve donare poi alla SIAE: ergo, meno possibilità di espressione per i nuovi talenti, perché un fattore fondamentale nella musica è anche quello di divertirsi e far divertire il pubblico, ma farlo a costo zero diverte sempre meno col passare del tempo.

Ribatterete, probabilmente, che una soluzione sarebbe quella di proporre musica propria, o per lo meno musica non tutelata dalla SIAE. Bene, anche il quel caso è prevista la compilazione del famigerato borderò, per tutelare spasmodicamente quei poveri musicisti che si trovano già nell’olimpio della musica e che, probabilmente, problemi di SIAE (ed economici) non ne hanno proprio.

Musicisti emergenti schiavi di norme che, seppur modificate più volte, sono state pur sempre stilate nel lontano 1941. Andrebbero aggiornate e per questo è stato emendato un provvedimento che “liberalizza” la musica dal vivo. Sì, esatto, “liberalizza”. Perché di liberalizzato c’è poco riguardo la musica: il decreto approvato dal Senato è senza dubbio quel barlume di speranza per i giovani musicisti (anche noi a suo tempo ne parlammo molto positivamente), ma rappresenta soltanto una semplificazione della procedura di sicurezza per l’organizzazione di un evento. Poco ha a che fare invece con le cifre da versare alla SIAE, le quali purtroppo sono rimaste immutate.

Si vocifera che SIAE e governo stiano da qualche mese cercando un’intesa per semplificare tutto questo impasto burocratico e contributivo di cui vi abbiamo parlato. Sarebbe decisamente opportuno. Perché aiuterebbe a motivare i talenti emergenti, per dare spazio alle loro idee e alla loro evoluzione musicale, e, perché no, anche ad incentivare l’organizzazione di eventi e quindi a far girare più velocemente l’economia nei locali.

Manuele Foti –ilmegafono.org