Si dice tante volte che la politica è lo specchio di un Paese, ne riflette le caratteristiche, amplificandone i tratti negativi, i vizi, i difetti, le debolezze e le meschinità. E condividendone le responsabilità, comunione celebrata con il rito elettorale. Un assunto ormai entrato in ogni valutazione degli effetti di una linea di governo che imprime ad una nazione una direzione piuttosto che unʼaltra. Eppure, la realtà riesce a stupirci ogni volta con le eccezioni, con quelle contraddizioni di principio che fanno bene alla speranza, anche se, proprio per la loro sporadicità, sollecitano ugualmente amarezza e rabbia. Ci sono casi, infatti, in cui un gruppo di cittadini riesce a mostrarsi migliore delle istituzioni che li rappresentano a livello nazionale e internazionale.

Qualcuno in questi giorni ha fatto notizia (poca rispetto a quanto meriterebbe) perché si è reso protagonista di umanità. Di unʼumanità che viene dal cuore. Non si tratta di militari, di patrioti, di tutte quelle figure che popolano la retorica dei giorni nostri, ma degli abitanti che vivono in un paesino di tremila anime arroccato sulle colline dellʼentroterra siculo. San Biagio Platani, provincia di Agrigento, ha scelto che non ci siano colori, né lingue a distinguere gli esseri umani e i sentimenti di dolore, rispetto, cordoglio, indignazione. A proprie spese, si è provveduto a rendere decoroso il riposo eterno di cinque profughi.

Mentre Letta, Alfano e i loro corresponsabili europei si affannavano nellʼannunciare e promettere soluzioni al dramma delle tragedie nel Mediterraneo, senza riuscire a tirar fuori nulla che tracciasse un segno di discontinuità con un passato imbarazzante, le bare, quelle di fronte alle quali esercitavano il loro portamento da passeggio ipocrita, venivano distribuite tra i cimiteri siciliani e sotterrate, in fretta, senza un funerale, senza che i parenti potessero dare lʼestremo saluto.

Lo show dellʼhangar è finito, la recita del dolore è passata. Le navi militari sono in mare a far la “guerra agli scafisti”, le barche cariche di gente disperata continuano a giungere a Lampedusa, dove nel centro di accoglienza si vivono condizioni da lager, mentre chi gestisce questa “provvidenziale” emergenza continua a ingrassare le tasche. E allora cosa importa di quei morti? Chi se ne importa se quelle bare non avranno una funzione religiosa, cattolica, islamica, civile? Sono morti che dovevano rimanere invisibili e che, per sfortuna di questo Occidente pasciuto, sono diventati visibili, perché purtroppo galleggiano sul mare che lambisce lʼEuropa. Gonfi di acqua e umidi di indifferenza.

Ma San Biagio Platani non ci sta. La gente di questo piccolo borgo agricolo siciliano non dimentica che la morte merita attenzione, rispetto, riflessione. Ecco allora che cinque corpi di esseri umani venuti da lontano, seguendo una rotta di speranza, ripercorrendo una storia che i siciliani (e non solo) hanno già percorso, non possono restare rinchiusi nel silenzio, né essere accantonati in un angolo di oblio artificiale. Meritano di essere accolti, anche se da morti, nel migliore dei modi. Come se fossero nostri figli, fratelli, padri o nostre figlie, madri, sorelle. Ci si rimbocca le maniche, si raccoglie qualche soldo nonostante la crisi, si sistema lʼarea del cimitero che dovrà accogliere una memoria che non è solo privata ma collettiva. Si dà degna sepoltura a cinque sconosciuti vittime di una tragedia che è la punta di un iceberg sanguinoso, orribile.

Lo hanno fatto, i cittadini di San Biagio, lo ha fatto il suo Comune, hanno dato allʼItalia, alle sue istituzioni maleducate, una dimostrazione di dignità e umanità. E a quelle istituzioni che hanno avuto la sfacciataggine di presenziare a dei funerali senza bare, hanno ricordato che la solidarietà non è solo silenziosa, ma conosce anche la rabbia e la verità di una contestazione che significa rifiuto di ulteriori ipocrisie. Una rabbia di chi è consapevole che la lezione, quelli che sono stati definiti “assassini”, probabilmente non la comprenderanno mai. E torneranno ancora, con la faccia contrita e il catalogo di promesse e di proposte inutili. Lo faranno ancora, non solo a San Biagio. La gente di questo piccolo paesino lo sa e ha scelto di non essere complice. Adesso ci si augura che mostrino la stessa umanità anche con i vivi che verranno un giorno a bussare ai loro confini.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org