Il bene e il male, l’amore e l’oscurità, la saggezza e l’imbecillità: si possono giocare decine di conflitti dentro il perimetro di una piazza di una città qualsiasi, appena fuori da un palazzo dove chi dovrebbe decidere non lo fa ancora. Conflitti nei quali gli eserciti in campo sono profondamente diversi e si trovano schierati per ragioni opposte e nei quali si possono trovare gesti semplici dalla portata ampia che decretano la vittoria schiacciante di una delle due parti. Può accadere ovunque, è accaduto nella provincia lombarda, in una città storicamente molto importante come Legnano. La piazza del municipio, in una tiepida serata di settembre, sembrava la miniatura di tanti pezzi di storia, una storia passata che non ha smesso di lasciare il segno, di riproporre fantasmi e scheletri, appiccicati all’ignoranza di replicanti vuoti di anima e pieni di slogan e frustrazioni.

Militanti del nulla, militanti colmi di un’oscurità dalla quale probabilmente non usciranno mai. Un gruppetto sparuto di ragazzi aderenti a Forza Nuova che intonava slogan contro gli omosessuali, nel giorno in cui il Consiglio comunale doveva discutere di unioni civili. Non siamo troppo distanti da Cantù, dove qualche settimana fa si è svolto, tra le polemiche, un raduno internazionale neofascista. Autorizzato dal sindaco. Non siamo lontani nemmeno da Milano, dove a giugno scorso ve ne fu un altro. Incontri dipinti di svastiche, croci celtiche, teste rasate e i soliti slogan: in Italia sono consentiti. Così come i loro cortei nelle vie delle città. Nonostante esista il reato di apologia di fascismo. Vecchia storia nel Paese del revisionismo aggressivo.

La memoria però non è un santuario freddo, anch’essa fortunatamente dispone di militanti, di ragazze, ragazzi, uomini, donne che la difendono, che non stanno a guardare. Per tale ragione si formano i presìdi antifascisti, che si pongono pacificamente dinnanzi a chi oltraggia le vie, le piazze, gli angoli di un Paese nato dalla dissoluzione del regime fascista, dal sacrificio della Resistenza, dalla sua nobile via di pacificazione che ha fondato la nostra democrazia. Una democrazia che dovrebbe garantire diritti a chi al momento li vede dimezzati. Il diritto ad amarsi e a vivere senza discriminazioni, a contrarre il matrimonio o comunque una forma corrispondente, con tutto ciò che legalmente ne deriva, a cominciare dall’assistenza in ospedale, dalla possibilità di vedersi riconosciuti come compagni e compagne dei propri partner.

A chi, tra le luci della piazza, chiedeva di rendere l’omosessualità reato, qualcuno ha deciso di rispondere con un gesto piccolo che, nella sua semplicità e purezza, mostra tutta la sua straordinaria forza. Agli slogan beceri, alle parole ignobili, ai simboli tragici, all’ignoranza, non si è risposto con la violenza o con gli insulti, ma con la gioia di due giovani donne che hanno scelto di mettere a nudo la sessuofobia e le frustrazioni dei neofascisti. Un bacio, lungo e vero. Un bacio contro la bruttezza della storia. Un gesto semplice che sa di rivoluzione, perché l’amore e il bacio sono rivoluzionari, sono sommosse di emozioni che rendono felici, che fanno bene e mai paura. 

Una sfida aperta che è coraggio puro, è dimostrazione che chi sa amare e respirare la libertà delle emozioni ha meno paura di chi non sa amare e vive frustrato, cercando di nascondersi dietro una virilità esposta nel machismo estremo di un’idea drogata e nociva. Buia come l’anima di chi è talmente fragile e timoroso, talmente vigliacco, da essere terrorizzato da ciò che gli appare diverso, perché potrebbe far crollare certezze minimaliste costruite male e attaccate con lo sputo. Certezze banali, fatte di concetti identitari esasperati, di una facile e immotivata suddivisione “noi” contro “loro” (dove i loro sono tanti e vari), concetti che sono centimetri di una strada grigia che riproduce le linee di una storia sanguinosa e orribile. L’amore ha sfidato tutto questo, in una sola sera. Lo ha fatto con grazia e senza impantanarsi nei mielosi rituali delle poesiole d’amore da prima elementare.

Lo ha fatto “civicamente”,  prestandosi all’impegno di chi sente di dover replicare a un mondo che non piace, che è lontano anni luce da quello che si vorrebbe. Un mondo nel quale persino la pasta finisce per scuocere nel brodo caldo dell’ignoranza che scola dalle parole di Guido Barilla, patron del celebre marchio italiano, quello delle pubblicità con le famigliole felici, i gattini salvati dalla pioggia e le atmosfere Mulino Bianco. Sulla questione specifica, la gran parte degli indignati si è concentrata sulla linea, espressa da Barilla, che non contempla spot con protagoniste famiglie-tipo omosessuali, in nome di una preferenza per la famiglia tradizionale, target prediletto del marchio; tale decisione risponde a una scelta aziendale di posizionamento, che, la si condivida o no, è comunque legittima.

A mio parere, bisognerebbe concentrarsi sulla gravità di un’altra parte delle sue dichiarazioni, quando afferma: “Se i gay non sono d’accordo, possono sempre mangiare la pasta di un’altra marca. Tutti sono liberi di fare ciò che vogliono purché non infastidiscano gli altri”. Parole, queste sì, da respingere e combattere, perché richiamano il concetto di “fastidio” o “disturbo”, come se il legittimo orientamento sessuale di un individuo possa infastidire qualcuno sulla base di convenzioni e norme che derivano da mentalità protagoniste delle peggiori nefandezze. Parole che sono anche un errore gigantesco di mercato, perché non solo i gay ma anche gli etero, come si può leggere sul web, boicotteranno i prodotti del marchio italiano.

I concorrenti Garofalo e Buitoni, in questo, sono stati più intelligenti, prendendo posizione con una frase che apre a tutte le famiglie, anche quelle non etero. A questo punto, per misurare se si tratti di una furbizia mediatica o di una reale condivisione di idee, ci si attende una pubblicità nella quale magari una coppia omosessuale mangia uno spaghetto partendo dalle estremità opposte per terminare con un bacio. Come a Legnano. Un bacio, in risposta all’idiozia. Perché qualche volta, in attesa di leggi e di capovolgimenti di mentalità, un bacio può salvarci. Dal buio della storia e …dalla pasta.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org