“Pesantissimo! Sembra una scena di un film di mafia degli anni ‘50 ma è successo davvero e a casa mia! Non è bello ritornare in campagna dopo una domenica a Catania e trovare le mie povere pecore morte sparate sul piazzale e la testa di una tagliata e messa davanti la porta di casa”. Sono queste le prime parole di Emanuele Feltri, 34enne catanese proprietario di una fattoria in contrada Sciddicuni, nei pressi di Paternò e del fiume Simeto, affidate a un post sul proprio profilo facebook subito dopo l’attentato subito. La scorsa domenica, infatti, Feltri, di ritorno da Catania, ha trovato l’intero gregge di pecore ucciso e la testa di una di queste posta proprio al di fuori del cancello della stessa fattoria. Un gesto, questo, che con ogni probabilità ha a che vedere con le lotte portate avanti dallo stesso Feltri, entrato in collisione con la criminalità organizzata, da sempre molto presente e potente in quella zona.

Il giovane catanese, infatti, è noto soprattutto per essersi battuto per la rivalutazione di un’area come quella dell’oasi del Simeto, che la mafia controlla e utilizza da sempre come luogo in cui sversare illegalmente materiali e rifiuti. La sua lotta è iniziata grazie a una semplice fattoria in cui, oltre a tenere un gregge, Emanuele produce prodotti biologici e di qualità. Inoltre, Feltri è molto attivo anche nel sociale, sempre partendo dalla sua battaglia per l’oasi , come dimostrano le numerose partecipazioni a diversi eventi eco-solidali. Uno tra questi, ad esempio, avrà luogo il 28 luglio a Librino, quartiere periferico di Catania, nel quale, riprendendo quanto scritto dallo stesso sul proprio profilo, “si terrà il primo mercatino di genuino clandestino con i prodotti della mia terra e quelli di altri ragazzi che come me coltivano in Sicilia e promuovono la vendita diretta dei prodotti”.

Domani, invece, alle ore 16.30 è previsto un incontro nell’oasi di Ponte Barca, nei pressi di Paternò, dalla quale partirà una passeggiata solidale che si concluderà con l’arrivo proprio nella fattoria di Feltri e con una assemblea organizzata dai partecipanti. Ancora una volta, quindi, l’attacco intimidatorio e spietato della mafia non ha scalfito il coraggio e la volontà di un onesto lavoratore, un cittadino che non ha intenzione di piegarsi alla prepotenza criminale, ma soprattutto all’ingiustizia, all’illegalità dilagante nei territori del catanese e non solo.

Il triste evento che ha colpito Emanuele Feltri ha dimostrato, nel caso ce ne fosse stato bisogno, come la comunità virtuale sia a volte più vicina di quella reale o, se si preferisce, delle istituzioni (enti che, come è ben noto, dovrebbero difendere gli interessi e i diritti dei propri cittadini): sono tantissimi, infatti, i messaggi di solidarietà ricevuti dal giovane catanese e lo stesso non ha perso occasione di ringraziare tutti per “l’affetto e la vicinanza”, conscio del fatto che la sua storia “abbia colpito per il semplice fatto che in Sicilia c’è tanta gente onesta che ormai è stanca di subire e vuole finalmente rialzare la testa!”.

“Difendere questo territorio martoriato – continua Emanuele – significa ridare speranza a quanti ogni giorno in silenzio subiscono senza riuscire a fare nulla”. Infine, ci tiene a precisare che “Sciddicuni esiste e resiste per ricordare che non bisogna essere supereroi per portare avanti i propri ideali, per testimoniare che a volte il coraggio sta proprio nel condurre la propria vita quotidiana con coerenza e senza compromessi” e che arriverà un giorno in cui “ci renderemo conto che ci stanno togliendo tutto, anche la possibilità di vivere in pace nella propria terra”.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org