Il prefetto di Reggio Calabria, Vittorio Piscitelli, ha ordinato la “rimodulazione” della scorta dell’ex parlamentare Angela Napoli. L’onorevole, infatti, vedrà abbassare il livello di protezione al grado 4, che non prevede l’auto blindata, l’autista di servizio, né un agente di tutela. All’indomani di tale decisione, numerosi messaggi di solidarietà sono stati inviati a una delle figure più importanti e attive della lotta antimafia, la quale ha fatto parte più volte della Commissione parlamentare antimafia. Le tante testimonianze di solidarietà dimostrano, qualora ve ne fosse bisogno, che l’ex parlamentare non è stata di certo dimenticata da quella porzione di popolo che crede in ideali veri quali la giustizia e la legalità.

In effetti, la decisione del prefetto non può che suscitare sorpresa e incredulità, specialmente se si pensa che, soltanto qualche mese fa, la DDA di Catanzaro, nel corso dell’operazione “Purgatorio”, ha intercettato delle dichiarazioni rilasciate dal boss Pantaleone Mancuso, il quale, durante un soggiorno in un ospedale nella provincia di Udine, avrebbe affermato che si stava realizzando un progetto “per togliere di mezzo” l’onorevole Angela Napoli. 

E non è finita qui. La decisione del prefetto appare ancor più sconcertante e incomprensibile soprattutto se si pensa al grande lavoro svolto dalla Napoli nel corso degli ultimi anni. Sono tante, infatti, le lotte portate avanti da Angela Napoli e ancora oggi l’onorevole non smette di denunciare fatti e realtà che sanno di illegalità e ingiustizia: una tra le più importanti è sicuramente la denuncia che riguarda le “navi dei veleni” affondate al largo delle coste calabresi con grosse quantità di rifiuti tossici, ma anche la battaglia che ha portato allo scioglimento del Comune di Reggio Calabria per infiltrazione mafiosa. Inoltre, la Napoli non ha mai smesso di rendere noto uno dei mali più grandi della Calabria e non solo, cioè quell’inquinamento elettorale che comprende non solo  comportamenti loschi, ma addirittura liste colme di gente incandidabile e  impresentabile.

Insomma, se oggi si volesse cercare un esponente politico che abbia combattuto concretamente contro le mafie, sicuramente Angela Napoli starebbe tra i primi posti della classifica (in realtà abbastanza corta) della politica per la legalità. Ecco perché la decisione del prefetto reggino sa di una beffa enorme, una beffa che coinvolge non solo l’onorevole Napoli, ma un po’ tutti i cittadini. Per tale motivo diverse associazioni importanti, tra cui “Risveglio Ideale” (fondata proprio da lei), hanno pensato di inviare una lettera alle più importanti cariche dello Stato al fine di “ristabilire i dispositivi di sicurezza e tutela per assicurare l’incolumità dell’onorevole Angela Napoli” e di fare in modo che questo sia un gesto volto al sostegno e alla difesa di “coloro che hanno fatto della loro vita uno strumento utile di impegno per la costruzione di una società migliore”.

Ad ogni modo, quella della rimodulazione della scorta non è l’unica decisione sorprendente. Proprio qualche giorno fa, ancora dalla prefettura di Reggio Calabria è giunta la notizia che verrà sciolta la scorta di Maria Grazia Laganà, moglie dell’ex vice-presidente del Consiglio regionale calabrese, Francesco Fortugno, ucciso dalla ’ndrangheta nel 2005, poiché non sussisterebbero le condizioni sufficienti per mantenere un certo grado di protezione.

Cosa sta accadendo? Evidentemente, l’esempio di Piera Aiello, testimone di giustizia che ha svelato gli intrecci della mafia nella zona del Belice e che da aprile  scorso si trova nuovamente senza una scorta, non è servito a nulla. Cosa bisognerà aspettarsi adesso? Perché lo Stato è sempre più lontano da chi combatte contro il crimine organizzato? 

È inconcepibile che figure così importanti per la giustizia e l’antimafia vengano abbandonate a se stesse e al rischio di subire la vendetta della mafia. Inconcepibile che in pochi si siano mossi a sostegno di chi ha mostrato dignità, coraggio e senso dello Stato. Povero quel Paese che preferisce la più misera propaganda elettorale all’antimafia, quel Paese che preferisce la più assurda e orrenda demagogia alla difesa dei propri cittadini. Povero quel Paese che, così facendo, prima o poi, imploderà tristemente.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org