Quella di Alessandro De Pascale, collaboratore de Il Punto, è la storia di un giornalista che viene minacciato da sconosciuti perché reo di aver svolto un lavoro onesto, un lavoro pulito, uno di quei lavori che a qualcuno, però, solitamente non piace. La storia di De Pascale non dimostra soltanto, per l’ennesima volta, come l’Italia sia un Paese invivibile ormai per tutti; al contrario, essa va al di là di ogni cosa: è la prova che il giornalismo come lo si faceva un tempo, dalle nostre parti, è ormai diventato un tabù. Il giovane giornalista torinese, infatti, qualche giorno fa ha ricevuto una lettera intimidatoria nella quale vi era scritta una frase semplice e inequivocabile: “Decidi di vivere”.

Il fatto è avvenuto il giorno prima che lo stesso De Pascale testimoniasse al tribunale di Napoli contro alcuni personaggi del capoluogo campano molto vicini agli ambienti televisivi e radiofonici e questa, secondo gli inquirenti, potrebbe non essere una semplice coincidenza. Il giornalista, d’altronde, è noto per il libro “Telecamorra, guerra tra clan per il controllo dell’etere” (Lantana editore), in cui svela come i clan camorristici siano effettivamente interessati  alle frequenze radiotelevisive e all’informazione e come siano riusciti a gestire un quantitativo di soldi (e quindi di canali) nel corso degli ultimi anni.

Il problema che scuote l’informazione e i mezzi di comunicazione campani è davvero molto serio e non va tralasciato. La criminalità organizzata, infatti, sembrerebbe molto interessata all’etere in quanto si tratta di un mezzo rilevante per la trasmissione di messaggi agli affiliati in carcere, ma soprattutto per una educazione che esalti il mito dei boss e della camorra, così da attrarre nuove generazioni. Uno dei casi di maggiore rilevanza, è sicuramente quello che vede protagonisti i cantanti “neomelodici”, spesso accusati di istigazione alla violenza o di inneggiare a un particolare boss o clan.

L’inchiesta svolta dallo stesso De Pascale individua, infatti, in queste figure gli elementi di cui la camorra si serve per ottenere consensi, per spingere la gente (soprattutto i ragazzi) ad accettarla e a difenderla. E la stessa camorra, gestendo canali d’informazione o imponendo ad altri i propri cantanti o le proprie programmazioni, riesce a smuovere una quantità di denaro (spesso anche sporco) notevole, il che significa maggiore ricchezza e maggiore potenza.

Bisogna poi ammettere che lo stesso libro di De Pascale ha permesso lo svolgimento di numerose indagini su questioni come quella appena citata. Secondo quanto si può apprendere dal sito de Il Punto, in seguito all’uscita del libro, la Guardia di Finanza è riuscita a scoprire un’evasione fiscale di oltre 8 milioni di euro contestata ai cantanti “neomelodici”  Tommaso Riccio e Antonio Ottaiano. Nel luglio dello scorso anno, invece, è stato arrestato il cantante Tony Marciano, accusato di spaccio e traffico di stupefacenti, direttamente acquistati dall’Olanda con gli introiti ricavati dal mondo della musica.

Al processo in cui è stato chiamato come testimone, invece, De Pascale dovrà vedersela con il pluripregiudicato Nicola Turco, gestore della tv (ormai chiusa) “Telemiracoli” ed accusato di aver trasmesso illegalmente partite del Napoli e film contraffatti. Una sfida non certo facile, viste le accuse pesanti e le operazioni decisive svolte dalle forze dell’ordine, ed anche per questo motivo si ipotizza che la lettera intimidatoria giunta il giorno prima del processo (al quale comunque il giornalista non avrebbe partecipato perché non “si sentiva sicuro”) non sia per niente casuale.

Certo, il problema delle tv campane non si è affatto risolto, poiché sono diversi i clan interessati e coinvolti nelle diverse inchieste e ci vorrà molto tempo prima che il fenomeno venga arginato definitivamente. Allo stesso tempo, il problema delle minacce rivolte ai giornalisti è uno di quelli a cui sembra impossibile trovare una soluzione, almeno in Italia, e ciò rimarrà tale finché, probabilmente, l’interesse di chi governa e ha il potere di fare le leggi sarà completamente opposto a quello di chi ha a cuore l’informazione vera e la lotta alla criminalità.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org