Ormai un anno e mezzo fa recensimmo i Telesplash, da Ponticino, in provincia di Arezzo. Adesso sono tornati e ci deliziano, dal 17 settembre, con un nuovo album, “Motel Paradiso” (lo potete ascoltare qui http://www.rockit.it/tel3splash/album/motel-paradiso/20242). Il loro essere schiettamente e genuinamente popolari ci aveva colpito e questo tratto caratterizzante la band ci delizia anche in questo secondo lavoro. In totale nove brani che ripercorrono il famoso, almeno per i Telesplash, filone della musica popolare da balera e rock dei compianti ’60 e ’70. Con alcune novità. Come certe incursioni più verso il reggae e alcune strombazzate davvero niente male per conciliare lo spirito. Affogare corteggia questo stile con la chitarra in attacco che fa molto back in the city dopo un agosto di mare: “E non nuoto in questo mare fatto di cemento/se questa voglia di sognare non mi va più via/e non mi asciugherò degli errori miei/ma in fondo in questo mare voglio affogar con te”. La seconda traccia, L’eclissi solare, era già uscita questa estate in una compilation di rock.it.

Fresca e frizzante, con questo sound che non può non mettere di buon umore: “Niente di particolare io me ne sto ad aspettare l’eclissi solare”. La title track è un pezzo quasi latineggiante tutto da ballare davanti al palchetto di legno allestito in una balera che non esiste, ma potete immaginarvene una in camera (l’attacco ci ricorda quasi dei fratelli Ramones caserecci e meno cattivi). Un bell’intro di tromba per Il giovane addio: “È stato tanto tempo fa d’agosto/ci baciavamo sempre di nascosto, ricordi eri solo mia e adesso io ho la mia vita e tu la tua per questo/fermiamo il tempo per l’eternità/quasi giocando alla verginità/come sospesi in un ultimo addio”. Un messaggio postumo all’amore che fu con il sorriso in volto. Meraviglioso il coretto finale: così retrò è proprio la ciliegina sulla torta. Solo tuo è un trascinante pezzo rock pop, così genuino e vero quando dice “quanti inutili parole per dir cosa vuol dire amare, lo sai, tesoro mio, io amo solo te”, che si può solo apprezzare.

In Dai ’90 in poi non si capisce quanto ci siano o ci facciano a fare confronti tra ieri e oggi; certo è chemi sento un deficiente deluso dal futuro e politicamente era più bella la mia generazione quando ero adolescente e aver paura di un’interrogazione e non di tutta questa gente”. Splendido anche qui il coretto, sembra di vedertelo con quei microfoni enormi e le signorine ballare a tempo. Senza volere (“Senza volere mi accorgo che ci sei soltanto tu oh yeah. Come cadere e e e dall’alto di un palazzo e anche più su ti scrivo poesie in inglese… ”) descrive il primo momento dell’innamoramento. Lacrime in eccesso attacca così: “Lacrime in eccesso ho versato per te ma la verità è immobile”. Come a dire, parafrasando un detto occhi a mandorla, “se non puoi farci niente che ti arrabbi a fare”.

E questo potrebbe essere un po’ il manifesto filosofico di questi quattro toscani goderecci e innamorati di tutto, dal sole alle labbra. Ci esalta il loro romanticismo da cento lire e un giro di liscio, la loro spensieratezza da boom economico passato sui juke box e dentro i Branca menta. Senza mai scadere nel ricordo fine a se stesso o nel palloso dell’“amarcord”, i Telesplash continuano a fare un’opera di sensibilizzazione al semplice che mai fa rima con banale. Questo album che profuma di acqua di colonia e scarpe lucide ci regala una mezzoretta di ferie dai nostri sogni che sfiorano i soffitti. Una dose da prendere in quantità massicce, soprattutto in questo periodo.

Penna Bianca –ilmegafono.org