“È con immenso dolore che annunciamo la scomparsa del dott. Giacinto Franco, eroe di mille battaglie ambientali a favore della vita”. Con queste parole, lette lo scorso 12 settembre sulla pagina facebook di Priolo Notizie, organo di informazione di Priolo Gargallo (Siracusa), si apprende della morte di uno di quegli uomini di fronte alla cui esistenza bisognerebbe togliersi il cappello. Il dr. Franco non era solo un pediatra,  ma era un uomo di lotta, un medico che aveva a cura la salute della sua gente, di quella popolazione asfissiata, lacerata, funestata dall’inquinamento dell’area industriale di Augusta-Priolo-Melilli, il cosiddetto “triangolo della morte”. Circa 30 anni di battaglie, denunce, studi e richieste di interventi per fermare uno scempio, un dramma che produce i suoi effetti soprattutto sui nascituri, colpiti da malformazioni che dagli anni ’90 hanno conosciuto uno spaventoso aumento, raggiungendo percentuali di gran lunga superiori alle soglie di allarme tollerate dall’OMS.

Un uomo innamorato della propria terra, deciso a resistere, a non rassegnarsi. Ha sfidato poteri più grossi di lui, ha urlato sperando che la sua voce arrivasse alla gente, la svegliasse, la conducesse verso un futuro dove morire di fumo non potrà essere accettabile e normale. Studi, indagini, denunce, la speranza vissuta ai tempi del giudice Condorelli, le lotte della sua associazione “Augustambiente”, il fronte compatto contro il rigassificatore nell’area Erg Med (ad elevato rischio incidenti), una vita spesa per il proprio territorio, per la sua città, Augusta, e per i bambini che vedeva nascere nell’ospedale cittadino di Muscatello, di cui fu primario. Industria e patologie tumorali e malformative, su questo nesso di causalità ha fornito dati, esempi, prove, sbattendole in faccia a chi, tra politici e industriali, negava e  nascondeva le proprie responsabilità.

“È stato stroncato – si legge nel comunicato di Priolo Notizie – da uno di quei tumori che lui denunciava continuamente, la cui correlazione era dovuta agli inquinamenti della zona industriale”. Morire per colpa di quello stesso male che hai cercato di evitare ai tuoi concittadini. Morire sperando che ci siano altri che continueranno il tuo cammino, perché ormai la lotta è nel vivo e ha bisogno di una consapevolezza sempre più matura. Speranza lecita, perché la consapevolezza è cresciuta proprio grazie all’impegno costante di Giacinto Franco.

Meno di quindici giorni fa avrei dovuto intervistarlo per parlare dei problemi della zona industriale, dell’inquinamento, dei controlli, delle patologie, delle prospettive e degli effetti che il caso Ilva avrà sull’area industriale siracusana. Gli avrei posto tante domande, ne avrei ascoltato le riflessioni, quelle di un combattente sincero e di un medico competente. Non ha potuto parlare, perché stava male e con gentilezza ha declinato l’intervista.

Un’intervista che non potrà più esserci, mentre le domande restano, così come i problemi da affrontare. Le bonifiche, il rigassificatore, le malattie causate dall’industria, le responsabilità da accertare e i responsabili da punire, l’inquinamento da combattere. Giacinto Franco non c’è più, ma rimane il lavoro che ha svolto, prezioso, incancellabile. E restano anche decine di testimoni, amici, cittadini chiamati a proseguire la strada da lui tracciata con sacrificio e dedizione. Una storia, la sua, da far conoscere, soprattutto in quei luoghi (troppi) nei quali si combattono  ogni giorno le stesse battaglie a tutela dell’ambiente e della vita.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org