Ecco l’ultima tendenza, l’ultima spiaggia, la protesta suprema: il rogo.

Il CAM di Casoria, tristemente famoso per i suoi trascorsi tra i rifiuti (vedi  L’arte bloccata tra i rifiuti, articolo pubblicato su queste pagine il 25/06/2011), è uno dei trenta siti di massimo interesse in Italia. Da ormai più di due mesi, ogni giorno, il suo direttore Antonio Manfredi distrugge, con il plauso degli artisti, un’opera d’arte del museo d’arte contemporanea da lui gestito. Noi tutti ci dovremmo indignare per un gesto tanto estremo e il governo dovrebbe impedire che il patrimonio venga arbitrariamente distrutto fornendo i fondi necessari alla gestione di strutture del genere oppure mandando via un tale direttore. Ma alla fine non ce ne frega niente!

Niente di tutto questo avviene e l’estrema, quanto rispettabile protesta del signor Manfredi, iniziata per provocare una reazione immediata, continua ormai dal 17 aprile. Ottanta giorni, ottanta opere distrutte, ma nessuno dice basta. Questo episodio ci fa capire ancora una volta quanto l’Italia stia soffrendo in questo momento buio.

La miopia di un governo che cerca di risolvere una crisi tassando i contribuenti e allo stesso tempo svalutando il loro lavoro, delocalizzando all’estero la produzione, e che non valorizza gli aspetti che ci rendono unici e rispettati agli occhi del mondo. No, non sto parlando del calcio ma dell’arte e dell’artigianato, della manualità che ci caratterizza e che tutti ci invidiano: è questo che sappiamo fare ed è questo che dovremmo sviluppare per risollevarci dalle nostre macerie.

Ora che il sistema Italia è crollato, per il collasso delle sue fondamenta capitalistiche, dovremmo provare una nuova strada, senza insistere caparbiamente nel far funzionare qualcosa che non ci appartiene, un sistema che ci ha portati tutti sul lastrico e che porta a bruciare la produzione artistica che dovrebbe essere piacere per gli occhi e per la mente, un invito alla riflessione, un dialogo tra autore e fruitore, un regalo. L’unica cosa che non ci manca e che tutti ci invidiano è l’arte, ma non significa che dobbiamo svenderla o bruciarla, dobbiamo solo crederci e decorare il mondo, magari con un’aiuto: una vera e sana politica di rilancio della nostra arte sia in Italia che nel mondo.

 Angelo De Grande -ilmegafono.org