Mercoledì 13 giugno è stata inaugurata alle 5:30 del mattino la nuova linea della metropolitana “B1” di Roma, dopo sette anni di lavori. La nuova linea sotterranea di trasporto pubblico corre per 3,9 chilometri, ha tre fermate e, secondo l’Atac (l’Azienda per i trasporti pubblici di Roma), dovrebbe trasportare fino a 24 mila passeggeri l’ora. Il sindaco Gianni Alemanno l’ha inaugurata nel dicembre scorso, ma dopo vari rinvii ha aperto solo tre giorni fa, nell’attesa generale di migliaia di cittadini romani. La vera inaugurazione, quella di mercoledì, è stata sicuramente una notizia positiva e una giornata storica per una buona parte dei residenti, ma ancora una volta ha dimostrato la mancanza di lungimiranza e programmazione nella gestione di un servizio fondamentale come quello del trasporto pubblico.

Il capolinea della metro “B1”, Conca d’Oro, è infatti ancora un cantiere, nel quale è difficile muoversi, sia a piedi che sugli stessi mezzi pubblici che dovrebbero collegarlo al resto della città. Individuare le fermate degli autobus è complicato, mancano inoltre strumenti banali, come le colonnine elettroniche che indicano i tempi d’attesa dei mezzi. Mancano anche parcheggi di scambio per le automobili: la frequenza dei treni è ancora piuttosto bassa, otto minuti. Al di là del mancato completamento delle infrastrutture delle stazioni, tuttavia, è il nuovo piano di programmazione delle linee di trasporto pubblico di superficie nell’area orientale della città a lasciare perplessi.

Per la nuova linea di metropolitana sono stati spesi 513 milioni di euro ed è stata realizzata in regime di appalto integrato dall’impresa pubblica Metro B1 e la società privata Ri.ma.ti. (Salini Costruttori, Tecnimont Civil Construction e Icop). Per il prolungamento della B1, poi, i costruttori che lo realizzeranno hanno già ottenuto in cambio concessioni edilizie. Per costruire 3 fermate ci sono voluti sette anni, durante i quali gli abitanti delle zone interessate dai lavori hanno dovuto affrontare notevoli disagi, nella speranza che la nuova linea potesse contribuire in qualche modo ad alleggerire il traffico “privato” di superficie per raggiungere il centro di Roma.

Il nuovo piano di programmazione delle linee Atac nella parte orientale della città, tuttavia, non sembra favorire un alleggerimento del traffico “privato” nelle aree vicine alle nuove fermate, senza considerare il fatto che moltissimi automobilisti hanno già rinunciato all’ipotesi di optare per la metropolitana dopo il primo guasto, verificatosi già giovedì, al secondo giorno di entrata in funzione. Il nuovo piano dei bus di superficie, invece di prevedere un’integrazione tra la B1 e i percorsi degli autobus, stabilisce infatti la soppressione di alcune linee “fondamentali” per i quartieri interessati e l’introduzione di altre (poche) con percorsi a volte irrazionali. Senza entrare nei dettagli, invece di rafforzare il trasporto pubblico, la nuova linea metropolitana, che in fondo è costituita da sole tre fermate, non può assolutamente sostituire i mezzi di superficie.

L’eccessivo taglio degli autobus, sommato alla bassa frequenza dei treni della B1, rischia infatti di rendere impossibile ai residenti in una determinata area della città di raggiungere agevolmente il centro, senza più alternative in superficie. Insomma il rischio è quello di nuovi ingorghi e percorsi labirintici e di una situazione esattamente uguale, se non peggiore, a quella già vissuta negli anni passati da tanti, troppi, cittadini romani che ogni mattina tentano di raggiungere il luogo di lavoro. E non è una questione banale: la riduzione del traffico, in una città come Roma, è fondamentale, sia per i pendolari, i lavoratori e i residenti in generale, che per i turisti, una fonte di straordinaria ricchezza, soprattutto in momenti di crisi economica.

G. L. -ilmegafono.org