Ci risiamo. Ancora una volta, la politica dell’ignoranza ha vinto sul ricordo di una figura importante, sul senso di memoria di una società che non vuole convivere con una classe politica di infimo livello. Il sindaco di Ponteranica, Cristiano Aldegani, fedelissimo leghista, ha finalmente raggiunto il suo obiettivo: togliere la targhetta in onore di Peppino Impastato, inizialmente affissa nella biblioteca del comune, e sostituirla con quella dedicata a Padre Baggi. Un obiettivo che è stato raggiunto dopo anni di tentativi e di stop imposti dalla comunità stessa. Era il 2008, infatti, quando su queste pagine parlammo di un primo tentativo da parte del sindaco di oltraggiare la figura di Peppino Impastato. Adesso, purtroppo, ci è riuscito. Che si voglia onorare la memoria di un frate (tra l’altro mai dimenticato dalla comunità di Ponteranica) non è certamente uno scandalo, anzi: quando la politica non dimentica figure positive, locali o meno, non fa altro che apportare un bene a tutta la società. Ma quando la stessa politica fa di questo gesto un modo per distogliere l’attenzione da altre figure, allora la situazione cambia, qualcosa non quadra.

E la domanda sorge spontanea: perché proprio Peppino? E perché proprio quella biblioteca? Sembra difficile credere che a Ponteranica non vi siano ulteriori spazi a cui assegnare il nome e la memoria di figure significative. Inoltre, ciò che fa più rabbia è il fatto che, sostituendolo, è come se si volesse dimenticare e sminuire Peppino Impastato e la sua vicenda. Dal canto suo, il sindaco, a chi lo ha criticato per questa sua scelta, ha risposto di aver “espresso il desiderio che la biblioteca venisse intitolata a un personaggio del posto”, un desiderio espresso dalla Lega già molto prima dell’intitolazione a Peppino, ma che non si realizzò poiché “la maggioranza del tempo decise diversamente”. Il sindaco ha voluto precisare, inoltre, che “non è questione di razzismo, né di fare un favore alla mafia”, ma di “coerenza rispetto alle nostre idee”. Idee ipocrite e assurde.

Ad ogni modo, resta il fatto che la targhetta in memoria di Peppino è stata rimossa e sostituita con quella di Padre Baggi, nonostante martedì scorso non siano mancate le proteste. Proprio a Ponteranica, infatti, un gruppo di manifestanti formato da diverse associazioni culturali e forze sindacali e politiche (tra cui le Agende Rosse di Borsellino, le reti antimafia di Brescia e Pavia, la Fiom e Rifondazione Comunista) hanno voluto far sentire il proprio dissenso nei confronti di un gesto ritenuto da tutti inaccettabile. Un dissenso che è stato manifestato apertamente assumendo anche forme più aggressive, tra cui insulti ed accuse di mafiosità al sindaco Aldegani.

Al di là delle proteste, è indispensabile accendere i riflettori sul vile gesto del comune di Ponteranica. È indispensabile che la società non dimentichi Peppino e  che al contrario onori e ricordi la sua figura così come essa merita. Perché Peppino non è stato solo un protagonista della lotta alla mafia, ma anche simbolo del vivere civile, della società giusta che combatte contro ogni tipo di ingiustizia e a favore della libertà. Per una targhetta tolta a Ponteranica, mille andrebbero affisse in altrettante città d’Italia, cosicché non ci si dimentichi di chi ha saputo vivere con coraggio e onestà. A  schiena dritta.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org