Perdonateci se vi siamo mancati, promettiamo però che oggi tenteremo di fare del nostro meglio, come sempre, per meritarci la vostra attenzione. Con la captatio benevolentiae la chiudo qui e passo la parola, anzi la cuffia, a Màldido, giovane gruppo pugliese che propone a questo link http://maldido.bandcamp.com/album/margherita-ep il suo primo EP, “Margherita”. E dato l’arrivo della primavera non potevamo esimerci dal recensirlo per voi. Scaricatevelo, assicuratevi che ci sia del sole o una parvenza di esso fuori dalla finestra e iniziate l’ascolto.  Cominciamo con Dolcevita, con la chitarra iniziale da spiaggia non deturpata.

La tromba e la batteria entrano festose per introdurre un bel sogno: “Nel mio dolcevita, sognavamo Parigi e portaceneri, tanti portaceneri e fiori, tanti fiori “.  Eppure l’atmosfera ridente tradisce come un grido di mista disperazione e richiesta d’aiuto. Come quello che si prova a veder scappare tutti da casa verso “Reggio Emilia, Parma, Piacenza”, da un sud fatto di “grilli che parlano di noia”. E così Màldido pensa: “Quanti uomini, aspetto anch’io qualcuno, qualcosa, una campana”.

E l’idea di un confino dorato, splendido ma dal sapore delle occasioni perse, è ciò che si assaggia anche in Coccodrilli Rosa. Una bella ballata, leggera e velatamente romantica, sporcata da una distorsione di chitarra potente e significativa, che spezza quella che altrimenti sarebbe solo una nenia come tante. E allora via di tromba e di batteria in un loop post adolescenziale che ritorna come “un ricordo, di quando dormivi sulle mie ginocchia”. Così il bambino cresciuto tra i grilli me lo vedo a tirare sassi contro il mare tirato tra infanzia e il complesso dell’adulto. Una dialettica accesa in una maniera interessante e orecchiabilissima.

Mentre ascoltate appuntatevi Neo per prossime e future dediche. Ascoltate il canto malinconico con lui in riva al mare: “Lungo le scale del liceo la tua voce, le tue labbra sulle mie. Seduti l’uno accanto all’altra, timorosi di parlarci. Mi hai regalato una tua unghia, il mio portafortuna. Mi piaci”. Ma in fondo resta poco, il rincoglionimento di un sogno, che viaggia tra Montmartre, amori finiti e un mare infinito che si estende a perdita d’occhio e che, dopotutto, non è neanche così male.

Per essere la prima uscita i Màldido hanno fatto un ottimo lavoro. Ci piace la capacità di non perdersi in temi troppo difficili e concentrarsi su quello che tutti noi possiamo capire. Ci piace perderci invece con loro in riva all’Adriatico e pensare a una casa lontana che un tempo era nostra. Ma asciugate le lacrime, che piove già abbastanza.

Penna Bianca –ilmegafono.org