La raccolta differenziata nel Lazio doveva raggiungere il 65% entro la fine del 2012, ma, secondo i dati dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) siamo solo al 15,1%. Se consideriamo che in altre regioni d’Italia è stato superato il 50%, l’Emergenza rifiuti a Roma, che è ormai sulle prime pagine di tutti i giornali, era facilmente prevedibile. La discarica di Malagrotta, da cui è nato il monopolio dell’avvocato romano Manlio Cerroni, è satura da anni, ma poco o nulla si è fatto per ridurre la quantità di rifiuti “indifferenziati”. E, come spesso accade nel nostro Bel Paese, ora ci ritroviamo nella necessità di trovare “una soluzione temporanea” ad una nuova emergenza.

“Abbiamo pochi mesi per trovare una soluzione transitoria”, ha detto nei giorni scorsi il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, dopo una riunione con la governatrice del Lazio, Renata Polverini, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno e il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti. I tre responsabili politici, insieme al prefetto della capitale, Giuseppe Pecoraro, commissario governativo per la chiusura della discarica di Malagrotta, però non sono d’accordo. E l’ipotesi di scavare nuove discariche nelle zone periferiche della “città eterna” ha già scatenato, come è naturale, polemiche e proteste da parte dei comitati cittadini.

“Not in my backyard”: nessuno vuole i rifiuti nel proprio giardino. E ha ragione: a settembre scorso, la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta per stabilire se l’inquinamento provocato dalla discarica di Malagrotta abbia provocato la morte per tumore di quattro persone. L’Ispra, inoltre, negli anni, ha effettuato numerosi rilievi nelle falde acquifere del sito di Malagrotta, riscontrando un aumento progressivo del livello di inquinamento presente. Si è scoperto che nelle sonde sotterranee usate per i i rilievi, e in concentrazioni variabili nel tempo, con valori superiori ai limiti di legge, sono presenti solfati, ferro, manganese, arsenico, cromo, nichel, alluminio e piombo benzene.

La vera emergenza, quindi, come scrive il Wwf nell’appello lanciato due giorni fa al ministro Clini, è l’assenza, nel Lazio e a Roma, di una pianificazione della raccolta differenziata. “Le proteste sono giustificate perché ad oggi nessuno è in grado di dire entro quando diminuirà la produzione dei rifiuti e/o aumenterà il loro riciclaggio. Infatti, non esistono politiche e investimenti in tal senso. Mancano incentivi e disincentivi, come invece avviene in molte altre parti di Europa”, afferma il WWF. “L’Europa ha individuato nel riciclaggio dei rifiuti uno dei 6 settori economici leader per il nuovo sviluppo. Questo significa che dobbiamo puntare sull’uso più efficiente delle risorse e quindi diminuire lo spreco ossia la produzione dei rifiuti. È un settore fondamentale della cosiddetta green economy e l’Italia come paese importatore di risorse non può permettersi di ignorarlo come è avvenuto finora.

Il Ministro Clini è un profondo conoscitore di queste materie, non può permettersi dunque comportamenti incoerenti», ha dichiarato Stefano Leoni, presidente del Wwf Italia. Le discussioni delle ultime settimane sull’apertura di nuovi siti di stoccaggio nella regione Lazio “stanno sottraendo energie a chi dovrebbe concentrarsi, invece, su operazioni lungimiranti” per ridurre la produzione dei rifiuti, per garantire una loro massima “differenziazione, aprire siti di compostaggio e soprattutto a “un impegno economico” a sostegno di queste “politiche virtuose”, aggiunge il Wwf.

G. L. -ilmegafono.org