Mentre si combatteva la seconda guerra mondiale, dalle parti di Londra, Keynes pensava a un sistema monetario internazionale (sconfitto poi da quello di Bretton Woods), mosso dalla convinzione che, dopo un evento del genere, non ci si potesse “accontentare di un rattoppo”. A lui la guerra a noi la/le crisi. Ma il risultato è stato lo stesso. Keynes vide fallire la sua idea di moneta internazionale sconfitta dal potere del dollaro americano e i risultati si sono visti nel 1971 e da lì in poi. E noi? Mi si dirà che molto si sta facendo e a guardare le nostre tasche (scusatemi le deriva da bar sport) come non essere d’accordo? Il problema, che è sempre lo stesso poi, è che la pezza per quanto grande e ben fatta, resta sempre una pezza.

Fuor di metafora non si sta verificando quello che auspicavo su queste colonne qualche settimana fa: quando mi auguravo che i mercati venissero veramente domati stavo solo sognando, a quanto pare. Per ora abbiamo dato loro solo la bistecca buona, e quando si saranno stancati di quella? Cos’altro chiederanno agli stati e quindi alla gente? Il grande Mostro che noi stessi abbiamo creato si sta rivoltando contro e noi lo assecondiamo senza apparentemente aver voglia di riportarlo sotto il nostro controllo. Per tale non intendo una grande mano benigna (ammesso che lo sia) statale che lo domi, quanto magari un’autoregolamentazione, qualcosa che non ci costringa ogni tot anni a correre ai ripari.

Sogno o son desto? Starei con gli occhi bene aperti se l’innovazione finanziaria fosse volta a cercare medicine alternative e invece fior fiori di università formano sempre più spesso abili e preparatissimi speculatori. Siamo a un punto di svolta ed è in questi momenti che occorrono scelte coraggiose per poter ripristinare l’equilibrio. Come? Pensando fuori dagli schemi preconcetti, ri-pensando gli incentivi, i modi, i fini del fare finanza. Possibile che il cittadino medio debba subire decisioni economiche di cui non è affatto responsabile? Può essere l’economia reale (quella del piatto di pasta e del vostro lavoro quotidiano) messa a repentaglio da un sistema finanziario che dovrebbe agevolarla? Da villano mi sono posto diverse domande alle quali mi piacerebbe trovare una risposta.

È davvero libero un mercato nel quale un manipolo di grandi investitori possa influire sulle sorti di migliaia di persone? È davvero sicuro un modello di valutazione (agenzie di rating) in cui nessuno (se non un generico e fantomatico mercato di chi chiede tali valutazioni) controlla i controllori? possiamo fidare ciecamente di chi raccomanda Mortgage Backed Securities in base a “pareri personali” (come si sente nelle udienze americane sulla crisi 2007)?

E di chi prende piogge di denaro a basso costo e poi blocca i rubinetti per il credito alle imprese? E, si badi bene, tutte queste domande devono essere poste in un contesto di consapevolezza circa la centralità e la necessità (nostra) dei mercati finanziari (pensate ai vostri soldi in banca, alla vostra polizza RC auto, alla polizza vita, al vostro mutuo, alle vostre pensioni). Attendo con ansia le risposte adatte con la compagnia spiacevole del tarlo che mi dice: Do people have the power?

Penna Bianca –ilmegafono.org