A Napoli non è solo la malavita a far notizia. Il 13 febbraio scorso il capoluogo partenopeo ha scritto una “pagina storica”, per usare le parole del sindaco Luigi De Magistris. Dopo l’approvazione della Giunta comunale, avvenuta il 24 novembre, anche il Consiglio ha detto “Sì” alle unioni civili. È stato infatti istituito un registro delle coppie di fatto presso l’ufficio anagrafe del Comune, che consentirà diritti civili e partecipazione ai bandi pubblici per i cittadini conviventi, anche dello stesso sesso. La proposta diventata poi realtà è stata presentata dall’Assessore alle pari opportunità Pina Tommaselli. Napoli riesce dunque a dare un’altra lezione di civiltà e di modernità, se consideriamo anche l’apertura nelle scorse settimane del primo consultorio per cittadini trans in tutto il meridione (AltriLuoghi ndr).

“Non è solo una vittoria politica, ma un atto che avrà effetti concreti”, dichiara soddisfatto il sindaco De Magistris, che ha adempiuto a uno dei punti fondamentali della campagna elettorale dello scorso anno. Grande soddisfazione anche per l’Arcigay che definisce l’approvazione del registro per le unioni civili un “momento emozionante”. Napoli può cosi rappresentare un punto di partenza per l’intero Paese, un esempio di civiltà. Esempio che il sindaco di Milano vuole seguire al più presto: Giuliano Pisapia ha infatti richiesto una copia del decreto per poterlo attuare anche nella sua città. Intanto anche a Salerno è iniziato l’iter burocratico per ottenere il registro per le unioni civili.

Non sono ovviamente mancate le reazioni negative, soprattutto dal mondo cattolico. Il Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe ha affermato che “il registro per le unioni civili non è la priorità di Napoli” e, nonostante il massimo rispetto per omosessuali e conviventi, “ci sono cose che i cattolici non possono accettare”. E ci sono dichiarazioni che in una società laica e moderna non passano inosservate. Critico anche Andrea Santoro, capogruppo al comune di Napoli di Futuro e Libertà per l’Italia, che richiede un decreto più dettagliato per le unioni civili.

“Cosi si rischia di mettere sullo stesso piano sia coppie gay sia un anziano accudito da una badante”, ha dichiarato aggiungendo che “non bisogna creare aggregazioni sociali che si mettano in competizione con il matrimonio atto a sancire la creazione di una famiglia”. Senza comprendere che la famiglia non è la sola aggregazione sociale a dover essere tutelata. L’approvazione del registro per le coppie civili garantisce stabilità anche a chi non fa della famiglia tradizionale il proprio obiettivo o progetto di vita. Garantisce diritti e sicurezza a chi ne era escluso per l’abitudine delle istituzioni a restare inerti ed indifferenti dinanzi alle esigenze di ogni parte della società. Il 13 febbraio Napoli ha compiuto un passo decisivo verso il futuro. Una comunità nella quale ogni cittadino può sentirsi rappresentato, senza discriminazioni di sorta, è punto d’arrivo e di partenza per risollevare le sorti di una città come Napoli.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org