Quella contro l’inquinamento è diventata una vera e propria guerra con munizioni, armi e strategie tutte rigorosamente ad impatto zero. Quando la guerra si combatte in mare, tuttavia, è necessaria la realizzazione di una flotta. Compito molto ambizioso, ma non irrealizzabile, come dimostra il lavoro coordinato dalla Scuola Superiore “Sant’Anna” di Pisa e svolto a Livorno: il progetto, chiamato “Hydronet”, è stato presentato proprio a Livorno presso il Polo di ricerca per le tecnologie marine, e dovrà essere sottoposto alla revisione conclusiva della Commissione Europea.

La flotta salva-ambiente Hydronet è costituita da barchette lunghe meno di due metri per ottanta kg, capaci di navigare con il vento a dieci nodi e il mare forza tre. Le piccole imbarcazioni avranno il compito di sondare il mare alla ricerca di fonti inquinanti, raccogliendo campioni d’acqua utili alle eventuali ricerche. Il progetto Hydronet comprende tre natanti e cinque boe, capaci di navigare non soltanto in mare, ma anche in acque meno profonde come quelle delle lagune e dei laghi. Agli scafi delle imbarcazioni sono stati applicati software in grado di localizzare i natanti e di offrire in tempo reale aggiornamenti sui lavori di rilievo in corso.

Le sostanze da rilevare sono essenzialmente petrolio, cadmi, cromati, mercurio ed altri idrocarburi. Negli ultimi mesi la Toscana ha compiuto molti passi in avanti nella lotta contro l’inquinamento dei mari e nel progresso tecnologico: entro i prossimi mesi saranno avviati i lavori di riqualificazione della struttura principale dello Scoglio della Regina, che ben presto diventerà parte integrante del Polo di Logistica e Robotica marina, sede della Capitaneria di Porto e del Centro Interuniversitario di biologia marina. Il costo totale dell’operazione è di 7 milioni di euro e rientra nei progetti europei del Piuss (Piani integrati urbani per lo sviluppo sostenibile). Un modello esemplare che tante altre regioni costiere dovrebbero seguire.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org