Un movimento per la Sicilia e per i siciliani. Per cambiare la Storia e per liberare l’isola dai problemi che l’assillano. Che ci sono e sono reali. Esattamente l’opposto di quel che fa il movimento dei Forconi, una massa incontrollata di persone, guidata da leader discussi e discutibili, sospinta da capipopolo locali che si occupano di assicurare l’adesione della gente, la massima adesione possibile. Come? Dipende dalle realtà, dalle persone, dal clima. In alcuni luoghi ci si limita a ostruire il passaggio, in altri lo si fa con una certa veemenza (tra intimidazioni e “consigli” precisi…). E non solo agli svincoli autostradali ma anche nelle città. Oltre alla questione dei blocchi stradali, infatti, c’è anche quella dei commercianti che “devono” partecipare, senza stare troppo a discutere e tergiversare.

È successo in molti luoghi, ci sono stati momenti di tensione e di paura. Ma anche e soprattutto di rabbia. Come a Lentini, ad esempio, da dove giungono numerose testimonianze di persone che hanno subito minacce terribili da gente che agisce per conto del movimento. Ciro Scammacca, gestore di un bar all’interno di un centro commerciale non lontano dal presidio dei Forconi, ci racconta quello che è accaduto la mattina del 18 gennaio: “Attorno alle 9,30 sono entrati nel mio bar. Erano un centinaio in un locale che ha una dimensione di 50 metri quadrati. Puoi immaginare che casino c’era. Mi hanno detto che se non chiudevo sarebbe stato peggio per me e che avrebbero bruciato il locale. La stessa minaccia è stata rivolta a tutti gli esercenti del centro commerciale. Al titolare del panificio che porta il pane nel centro commerciale hanno detto che il suo esercizio avrebbe fatto la stessa fine se di notte avesse sfornato il pane”.

Tu come hai reagito?

Io mi sono rifiutato di chiudere e loro hanno continuato a minacciarmi pesantemente. A quel punto ho detto che accettavo e li ho invitati a uscire dal locale. Grazie all’intervento del proprietario del centro siamo riusciti a farli andare via e abbiamo chiuso il cancello.

Avete avvisato le forze dell’ordine?

Inizialmente no, perché eravamo un po’ scioccati e spaventati. E poi ho avuto l’impressione che fosse inutile, perché percepivo una certa indifferenza della polizia di fronte a queste intimidazioni. Sono sincero, ho avuto paura. Facevano paura, avresti dovuto vederli. Potevano fare qualsiasi cosa. Chi mi avrebbe protetto?

E quindi hai chiuso il locale…

Sì, dopo averci riflettuto alla fine ho dovuto chiudere, così come il giorno successivo. Che dovevo fare? Qui rischi e non hai tutela.

Il giorno dopo però li hai denunciati. Come mai?

Sì, li ho denunciati perché ero arrabbiato. Mi sono convinto che non potevo cedere alla paura e alla loro prepotenza. Così ho raccontato tutto alla polizia, che ha risolto e mi ha consentito di aprire il bar dopo due giorni di chiusura.

A quanto ammonta il danno economico per la chiusura del tuo bar?

Ho perso abbastanza. Devo pagare l’affitto (scaduto il 15 gennaio) e le scadenze. Ho perso circa 3500-4000 euro. E considera che l’affitto mi costa 1200 euro. Chi me lo paga? Io vivo solo di questo. Del mio lavoro e dei miei sacrifici.

Conosci qualcuno di quelli che ti ha minacciato?

Sì, so bene chi sono. Delinquenti, capi ultras della squadra del paese, legati all’estrema destra. Tra questi c’era un capo ultrà che viene da una famiglia soprannominata “i ladri”. Gente di infimo livello che venderebbe persino la madre. Lui era il primo della fila nel mio bar quella mattina.

Tu come ti ponevi rispetto a questa protesta prima di quella brutta mattina?

Ero dalla parte del movimento, perché le motivazioni mi sembravano giuste anche se non mi toccavano così da vicino.

 E ora cosa pensi?

Che poteva essere un buon movimento se organizzato in maniera diversa. Adesso però sono totalmente contrario e spero che non arrivi a nulla. Dentro c’è di tutto. E dietro c’è dell’altro, ci sono personaggi o partiti che pagano ultrà per fomentare la protesta. E non lo dico perché lo penso ma perché lo so per certo.

Sono tanti quelli che raccontano di aver subito minacce perché non volevano partecipare. Cosa pensi di questo?

Credo che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, però so che molti stanno usando la manifestazione per gonfiarsi il petto. So che a Lentini non c’era quasi nessun esercizio aperto. Né tabaccherie, né panifici, persino le pizzerie. Solo le banche erano tutte aperte, che stranezza…

Dopo quello che hai vissuto e dopo la tua denuncia hai più paura o più rabbia?

Quella mattina ho provato un mix di paura e rabbia. La paura è nata dalla sensazione di non sentirmi tutelato. Poteva succedere qualcosa di ancor più grave. Questi hanno agito liberamente e sembravano capaci di poter fare qualsiasi cosa. Poi è subentrata la rabbia che mi ha spinto a denunciare. Non so se è servito, ma non potevo fare diversamente. Spero di non pentirmene e che non mi accada nulla.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org