Natale fa rima con regali, e regali vuol dire spesso e volentieri “giocattoli”. I doni più ambiti dai bambini richiedono un’attenta presentazione ed è qui che entra in gioco il packaging, la confezione, appunto. Il packaging richiede prettamente carta e derivati, oltre che diverse sostanze chimiche tra cui coloranti e colla. Il tutto comporta un ingente costo sul piano dell’impatto ambientale. Ne sa qualcosa la App (Asia Pulp&Paper), multinazionale leader nel packaging, contro la quale Greenpeace lotta da anni. Sarebbe infatti la App una delle principali responsabili della deforestazione e della distruzione delle foreste pluviali in Indonesia. Il tutto per fini commerciali. Le prime aziende produttrici di giocattoli a prendere le distanze dalla App sono state Mattel (la mamma di Barbie per intenderci) e la Lego.

L’ultima a ravvedersi è stata la Hasbro e qualche segnale positivo sembra arrivare anche dalla Disney. Sono tuttavia ancora molte le aziende che si affidano agli scempi della App per confezionare i loro prodotti. E quando si parla di confezioni non s’intendono semplici scatole, ma vere e proprie composizioni cartacee quasi più appariscenti del giocattolo stesso. Non è solo il dispendio di carta a preoccupare, ma anche le condizioni disumane nelle quali lavorano i dipendenti delle multinazionali del packaging. Chiara Campione, responsabile di Greenpeace Foreste Italia, riferisce che il sistema di produzione giocattoli è lucroso sin dalla base: gran parte dei giocattoli è prodotta in Cina, e in alcune province si parla di operai sfruttati (e sottopagati) per 140 ore al mese tutte dedicate ai giocattoli.

La Campione spiega poi l’origine della lotta contro App: gran parte delle fibre utilizzate per la produzione di carta da packaging sono di origine tropicale, dunque protetta perché ricavata da legni pregiati. Ma non è solo il colosso asiatico ad essere sorvegliato speciale: Greenpeace punta i riflettori anche sui produttori italiani, le cui responsabilità sono messe in gioco nella scelta dei fornitori. Responsabilità che spetta anche ai consumatori: leggere l’etichetta del prodotto con i dati sulla provenienza e sulle modalità di produzione e trasporto dovrebbe essere uno dei passaggi fondamentali di fruizione.

La App sta comunque espandendo il proprio raggio d’azione, acquistando terreni anche in Canada, Sudamerica ed Europa. Soltanto nelle foreste indonesiane la deforestazione è stata pari a 1,5 ettari rimossi ogni anno. I dati statistici parlano chiaro: la deforestazione non è soltanto un danno ambientale, ma anche un grosso scempio economico per l’Indonesia, che si ritrova indebitata fino al collo. La provincia di Jimbi, un tempo rinomata per l’industria e la lavorazione del legno ha perso ben 76000 posti di lavoro. Senza contare poi che la deforestazione impoverisce ulteriormente i suoli causando danni di natura molto più che ambientale.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org