In tempi di crisi gli economisti hanno pensato bene di tenere in considerazione diversi fattori per valutare la crescita produttiva del paese. Ed è cosi che si fa strada il “Piq”, prodotto interno di qualità, che in Italia cresce soprattutto grazie alla green economy. È quanto emerge da un’indagine condotta da Symbola e da Unioncamere. Il Piq è un indice che tiene conto di diversi fattori, tutti impiegati nel miglioramento della qualità della vita: un sistema di controllo per l’erogazione di servizi di supporto alla vita (bonifica dei territori, ad esempio), di approvvigionamento (ciclo delle acque) e di regolazione (controllo delle emissioni nocive, del clima, delle maree).

Un indice, il Piq, che consente di salvaguardare non solo la sicurezza delle persone e dell’economia in sé, ma anche quella degli ecosistemi naturali, sui quali ogni risorsa economica deve fare affidamento. Ermete Realacci, presidente di Symbola, afferma che “in periodi come questi è necessario adottare misure eque e serie soprattutto per l’ambiente”. E tutto questo è possibile soltanto con politiche economiche che guardano al futuro, all’energia green, ovviamente. Alcune aziende hanno già metabolizzato la ricetta: 370000 imprese assumeranno nei prossimi mesi ben 220000 figure professionali riconducibili alla green economy, che si occuperanno del 40% del fabbisogno totale.

I settori più impegnati nella riconversione green del proprio apparato sono quello chimico, elettronico, agroalimentare e meccanico. L’Italia si mostra a sorpresa come un paese leader nella produzione in chiave green, ma all’estero: molte imprese italiane in California hanno avuto successo in seguito all’approvazione nel 2010 di un provvedimento che vieta l’utilizzo di valvole e rubinetti contenenti piombo. Le imprese italiane (ma anche quelle tedesche) erano le uniche a non averli in dotazione. Risultato: un gran bel risparmio in termini di riconversione. Il miglior investimento per il futuro è puntare sulla qualità.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org