Il Parco Regionale Naturale del Conero è un palcoscenico di rara bellezza che comprende un tratto di costa alta, oltre ad un’ampia fascia collinare interna, caratterizzati da scorci panoramici e da tanta storia. Il Monte Conero, alto 572 metri, è emerso cinque milioni di anni fa. La presenza di cave dismesse rende il Parco un libro aperto sulla storia geologica della zona e sull’intera successione stratigrafica dell’Appennino umbro-marchigiano. Così l’Ente pubblico Parco Regionale, nel suo sito on-line, descrive una delle zone più suggestive della costa occidentale del Bacino Adriatico, nella provincia di Ancona. Istituito nel 1987, il Parco è un’oasi ambientale protetta, che vanta una straordinaria ricchezza e varietà di flora e fauna e di tesori culturali.

Nell’Area Protetta è incastonata parte di Ancona, capoluogo delle Marche, la città in cui il sole sorge e tramonta sul mare. Un mare che però non tutti gli anconetani amano. A fine ottobre, infatti, nove persone sono state denunciate dal Nucleo tutela ambientale (Noe) dei carabinieri per aver trasformato la zona del Passetto (la spiaggia più vicina al centro storico di Ancona) in una discarica. Le persone sono accusate di gestione illecita di rifiuti speciali e deturpazione di bellezze naturali. Si tratta di tre funzionari pubblici e sei legali rappresentanti delle tre aziende impegnate nelle operazioni, Carmar, Tramoter e Lesa. I tre funzionari pubblici in questione appartengonoo rispettivamente alla Regione Marche, al Provveditorato Opere Pubbliche ed all’Autorità Portuale.

Dai primi rilievi è emerso che, a partire da agosto scorso,  sono stati gettati in mare, a meno di 400 metri dalla costa, agenti inquinanti come vernici e solventi e sostanze antivegetative per impedire il proliferare di alghe sulle carene delle navi, misti a sabbia. Lo sversamento diretto dei fanghi da dragaggio dei porti in mare è vietato dalla metà degli anni Novanta lungo le coste marchigiane e dal 2002 le competenze per l’escavazione dei fondali marini sono affidate alla Regione Marche che decide quali fanghi possono essere smaltiti in mare dopo aver effettuato analisi chimiche sui sedimenti. La Regione Marche però non effettuava analisi nell’area “incriminata” dal 2009, come hanno rivelato gli stessi carabinieri del Noe.

Le sostanze tossiche, che nel caso dei rifiuti sversati nel mare del Conero potrebbero contenere anche idrocarburi, andavano smaltite in apposite vasche speciali e non a poche centinaia di metri dalla spiaggia e da zone di balneazione. Il materiale inquinato ora rischia di deturpare la zona del Passetto di Ancona e minaccia la fauna e la flora marina del Parco del Conero, quel monte emerso milioni di anni fa che, insieme al più noto Gargano, rappresentava una delle perle ancora incontaminate della costa adriatica.

G. L. – ilmegafono.org