“Io tra di noi” è il nuovo album del cantautore emiliano Dente. Come avevamo già preannunciato da queste parti, il ragazzo sta raccogliendo un ottimo consenso di pubblico inserendosi di diritto tra i migliori nostri contemporanei. Insieme a Brondi, Benvegnù e Manfredi, rappresenta quel filone che, più volte l’abbiamo ribadito, in Italia riesce difficilmente ad esaurirsi. Sarà che la nostra lingua si presta a giochi di parole che sono il pane quotidiano di questa nuova poetica fondata sull’esaltazione del semplice e sull’inversione dei significati e le metafore.

Ma mentre Benvegnù si scalda davanti a un camino e Brondi corre nelle pozzanghere delle centrali elettriche, Dente cammina su un prato di fiori in una giornata di primavera. Ed è proprio quella che si respira in questo cd. Non certo per presunta calma o piattezza, quanto per l’esaltazione di profumi che se ne coglie. Fiori in chiaro scuro. Visto che la prima canzone sa di abbandono.

I temi di Dente sono sempre storie d’amore tra persone che si incrociano, si allontanano, si toccano. Poeta sociologo getta uno sguardo obiettivo e a volte duro per svegliarci dal coma dell’amore. Dente è l’amico che ti porta a sbronzarti dopo che qualcuno ti ha lasciato, è quello che ti suona una canzone quando sei innamorato, è quello che ti dice per primo, e ha ragione, “è una/o stronza/o”. E il bello è che trova sempre le parole giuste e senza prendersi mai troppo sul serio. Non c’è la solennità delle frasi da tatuaggio nella sua musica, c’è la consueta semplicità di una corsa sui campi o del latte e del caffè.

Rette parallele è un esempio emblematico. Dente inserisce la metafora romantica e trova subito il mondo di stroncarla ribaltando completamente il significato: “Se noi fossimo dei satelliti, io orbiterei con te. Quando mi eclisso io risplendi tu, quando risplendo io ti eclissi tu”. Ed eccolo poi schiaffeggiarti davanti ad un bicchiere di vino e dirti la verità quella che il prosciutto non ti fa vedere: “Più che il destino è stata l’Adsl che vi ha unito e poi milioni di migliaia di km, più che il destino è stata la tua amica scema che vi ha unito e poi il peso di una vita così inutile, più che il destino è stato tutto quello che ha bevuto che vi ha unito e poi pochi, piccolissimi centimetri”.

LGeniale nella semplicità di questo testo. Dente è frizzante, simpatico, intelligente e i suoi testi sono uno spasso e una sofferenza. Incarna perfettamente lo stile di questi tempi che vuole sempre più la creatività, l’invettiva, la frase che sconvolge il senso al centro dell’attenzione. “Io tra di noi” prosegue in questa scia senza cambiare sentiero. E va bene così, i grandi trovano la loro strada e non hanno bisogno di sconvolgere la poetica per restare tali.

Penna Bianca –ilmegafono.org