Siamo a fine anni ’80 in una Bologna appena uscita dal riflusso e che accoglie in quell’Emilia Paranoica un’effervescente scena musicale. Nel panorama di allora emergono e si fanno conoscere i Massimo Volume. Vera e propria rock band se non fosse per il fatto che non cantano. O meglio non è vero e proprio canto in senso canonico. È un parlato poetico e narrante che scivola nelle orecchie su discese di chitarre e salite di batteria. Dopo la divisione del 2002, i Massimo Volume tornano insieme nel 2008, probabilmente fiutando qualcosa di cambiato all’interno della scena musicale. Forse ci sono più possibilità e sicuramente c’è più ispirazione per scrivere in questa società. E forse non manca neanche l’interesse (sì superficiale e caotico) di nuovi adolescenti alla loro musica.

Il 15 ottobre 2010 esce allora “Cattive Abitudini” prodotto da La tempesta. Dodici tracce che ci piacciono sin dalla prima. Robert Lowell è tratta da “Waking in blue” dello stesso autore. “Simili a una folla di bagnanti quando il cielo rannuvola i giorni si accalcano e spariscono, lasciando a quelli che restano il conto dei vivi”. Le parole sono di una bellezza sconcertante e i reef di chitarra strappano al cuore commozione. Clementi inizia a parlare, si confonde con la voce di Lowell che viene da lontano, oltretomba o oltreoceano non ci è dato saperlo, in un integrazione di parole e musica che fa pensare a vicinanza spirituale. Le nostre ore contate è la nostra preferita: Veniamo avanti simili in tutto a quelli di ieri aggrappati a un’immagine condannata a descriverci”. Ci pare di rintracciare il famoso dilemma del trentenne.

La nostalgia per quello che si è stati fino a pochi anni prima, quell’immagine condannata a descriverci, e ci si ritrova “più accorti a mostrare i punti dove la vita ristagna”. Inquietudine e senso di impotenza che si concludono con la frase più bella e lapidaria di questo cd: “Ancora troppo presto per organizzare il proprio sgargiante declino, ma non abbastanza da non averne un’idea. Io non ti cerco, io non ti aspetto, ma non ti dimentico”. Splendida anche Fausto di cui è stato fatto un videoclip interessante. La camera ruota su se stessa in un salotto mentre gli artisti si aggiungono poco per volta.

Una sensazione di confusione si appropria di noi e Clementi cerca di svegliarci chiamando Fausto: “Ho visto le menti migliori della mia generazione mendicare una presenza al varietà del sabato sera. Il loro aspetto trasgressivo, il loro pallore, si sposava alla perfezione con l’argomento della puntata. Scuoti i tuoi angeli drogati, Fausto! Punta il tuo sguardo spiritato oltre le insegne della Sony e offrimi qualcosa da mangiare”. Ultima richiesta d’aiuto tra umani. I Massimo Volume riescono perfettamente nel connubio tra voce e musica senza che la prima obbedisca silente alla seconda. Riescono a creare un loro stile e a scrivere canzoni che sono, di questi tempi, lampi di luce nel buio generale. Schietti, precisi, essenziali ed evocativi, questi testi ci fanno venire voglia di riscoprire la storia di questo gruppo.

Penna Bianca –ilmegafono.org