A Catania si torna fortemente a respirare aria di mafia. In realtà, la città non ha mai smesso di convivere con la criminalità organizzata, nemmeno negli ultimi anni, sicuramente più tranquilli rispetto alla tragica stagione delle stragi e dei “morti ammazzati”. L′intera comunità ha a che fare con una mafia che, dopo il periodo difficile con l′offensiva delle forze dell′ordine, sembra aver rialzato la testa e sferrato nuovi colpi che fanno temere conseguenze terribili. A qualche settimana di distanza dai doppi agguati avvenuti a Misterbianco, grosso centro alle porte del capoluogo etneo, e poi nella stessa Catania, in un bar del centro, e dopo che la polizia aveva tratto in arresto ben 14 persone per un′inchiesta sulle estorsioni nella zona della stazione ferroviaria, ancora un altro episodio di pura matrice mafiosa ha scosso la città nella giornata di sabato 18 giugno. A due passi dalla centralissima Piazza Teatro, proprio nel cuore del centro storico etneo, sono stati dati alle fiamme due degli ombrelloni che risiedono all′esterno della nota libreria-caffè “Tertulia”.

All′inizio, tra lo sgomento dei residenti che vivono nei dintorni e le poche certezze sull′entità della “mano” che ha dato fuoco agli incendi, si pensava potesse trattarsi di uno stupido scherzo messo in atto da qualcuno sopraffatto dall′alcool, ormai una consuetudine della movida catanese e per la quale, tra l′altro, molti cittadini hanno chiesto spiegazioni alle istituzioni locali. In realtà, però, la storia della libreria Tertulia e quella del coraggioso titolare, Antonio Romeo, appare decisamente particolare, ma al contempo, purtroppo, tipica dell′ambiente siciliano. Romeo, infatti, è uno dei tanti imprenditori vittime di estorsione da parte della criminalità organizzata e Catania dovrebbe porgergli il giusto rispetto e la meritata considerazione per il coraggio, la determinazone e l′onestà con la quale ha continuato a coltivare una passione ed un impegno (quello della promozione della cultura e della letteratura) non facile in una realtà così difficile quale è quella etnea, in una fase in cui sembrano lontanissimi i tempi di Bellini e di Verga, ma anche quelli più recenti di Majorana.

Nonostante ciò, Romeo ha voluto che il proprio nome figurasse tra i primi ad aver aderito alla lista dei commercianti “Pizzofree” stilata dall′associazione AddioPizzo Catania e pubblicata soltanto un anno fa. La libreria, dunque, rappresenta un simbolo di legalità e di cultura per Catania e l′intera cittadinanza. Con l′adesione alla lista, infatti, ogni commerciante (e così lo stesso Antonio Romeo) dichiara apertamente di non pagare il pizzo. È un traguardo cui qualche anno fa, molto probabilmente, non si pensava nemmeno di raggiungere. E forse è proprio tutto ciò a destare malcontento tra gli esponenti della malavita. Un risveglio generale della società, i commercianti “disobbedienti” che rinunciano di cedere alle estorsioni, il tentativo, inoltre, di infondere  cultura in una città che appare addormentata. E, per di più, nel centro città. Forse era troppo. Forse non andava più bene. Ed è così che la mafia risponde, è così che reagisce.

Quale che sia il modus operandi (si ricorderà, ad esempio, il caso di un′altra libreria incendiata a causa dell′esplosione di una bomba subito dopo Pasqua), la criminalità organizzata non perde occasione di impaurire chiunque si ponga di traverso nei propri progetti. Fortunatamente, però, questa volta l′occasione non l′ha persa nemmeno la polizia, che è riuscita ad arrestare l′estorsore e a riportarlo in carcere, da dove era uscito solo qualche giorno prima dopo aver scontato una pena per violazione della sorveglianza speciale e furto aggravato. “L′arresto dell′estorsore”, ha affermato il parlamentare Pd Giuseppe Berretta, “è davvero un bel segnale di collaborazione e di affermazione di una cultura della legalità che deve essere condivisa da tutti”.

Dello stesso avviso era stato il sindaco Stancanelli che, qualche ora dopo il vergognoso evento, aveva confermato di dover “aumentare i livelli di sicurezza”, anche se “è indispensabile la collaborazione dei cittadini”. L′associazione Addiopizzo Catania, invece, in un comunicato stampa ha espresso la propria solidarietà per uno degli esercizi commerciali che per primi avevano appoggiato l′iniziativa suddetta. Resta da vedere cosa accadrà in futuro in questa città che somiglia sempre più a scenari tipici dei più noti film western. Una città sempre più sola ed abbandonata ad una progressiva ed inattesa regressione, non solo culturale, ma soprattutto civile.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org