Come dicono gli striscioni ai suoi concerti “Dio in cielo, Vasco in terra”. E questa volta si è manifestato di nuovo il Blasco, con un nuovo cd che è già un successo. Il cantautore di Zocca apre il 2011 con un album di qualità che continua una serie positiva incredibile per i critici dopo 30 anni di carriera, ma perfettamente comprensibile per i fan più sfegatati. Recensioni ovunque entusiaste. E dire che Vasco ormai non è più un caso. Non è un ragazzino da pompare per vendere. Non è neanche il mostro sacro da difendere sempre e comunque a spada tratta. Più antipatico, schivo, meno commerciale dell’eterno paragone Ligabue, ha la sua nicchia di fan e non li tradisce. E in effetti il perché si capisce al volo, basta dare il via a “Vivere o niente”.

13 tracce. Vivere non è facile è un lento alla Vasco, di quelli pesanti e riflessivi. “Il fatto più strano e illogico è che nonostante che lo so, continuo a fare debiti con me, vivere non è facile”. Nelle parole di Vasco non c’è mai la disperazione fine a se stessa. La risposta che dà, di fronte all’evidenza che vivere non è facile, è solo una grande rabbia. C’è il rock, quello di pancia. Quello che si compie in Manifesto futurista della nuova umanità.  Un testo in cui l’uomo se la prende, senza neanche troppi filtri, con Dio. “Sarà difficile non fare degli errori senza l’aiuto di potenze superiori, ho fatto un patto sai con le mie emozioni, le lascio vivere e loro non mi fanno fuori”.

In questa sequenza di versi c’è un’idea ben precisa. Io sono da solo, Tu non mi aiuti, non ci sei secondo me. Benissimo, mi arrangio. Come? Faccio un patto con le mie emozioni, l’unica cosa tangibile che ho. Io non le uccido e loro non mi fanno fuori. La disperazione dell’umanità che si sente sola perché non avverte Dio? Possiamo pensarla come vogliamo, ma la voce volutamente sarcastica con cui canta ci fa intendere una vera e propria voglia di affermare una nuova umanità. Una sorta di superuomo degli anni ‘00. Scorrendo le tracce si incontra Eh già, altro singolo che ha riscosso un enorme successo. Ricorda la Ho ancora la forza di Guccini oppure Caro il mio Francesco del Liga.

Il momento in cui il cantautore si ferma e deve per forza dirne quattro a tutti quelli che lo hanno criticato. Con ironia, con fermezza, con la poesia di un testo che parla da sé. Non può mancare una canzone quasi d’amore, di quelle forti, che salgono dallo stomaco a ritmo di batteria e viaggiano in testa cavalcando reef di chitarre. Sei pazza di me è un capolavoro di emozioni. Le stesse con cui ha fatto un patto salgono fortissime. Non c’è riflessione, non c’è filtro, non c’è calma. “Dimmelo tu vivi solo per me, è vero che nei tuoi sogni in mezzo a tutti gli altri uomini, vero che, con me, è più facile”. In questi pezzi secondo noi Vasco dà il meglio di sé, da sempre. Perché riesce a capire cosa si pensa in determinate situazioni e ce lo urla in una canzone.

Ci dice che ha capito, che sa cosa si prova, e, accidenti, sono sensazioni forti. Forse è per questo che è così seguito. Non si è mai vergognato di sporcarsi le mani con la vita. Basti pensare a Un senso, Vita spericolata. “Vivere o niente”. Un tema che ritorna costante nella sua carriera. Niente metafisica, niente sovrastruttura. Solo carne, lacrime, urla, gioia cantate da uno che c’è passato in mezzo e di certo non si pone in una torre d’avorio rispetto al pubblico. Questo cd è il compimento di una carriera passata attraverso le tinte forti che il mestiere comporta e l’affermazione di un’identità musicale fatta di canzoni e testi indelebili dalla nostra pelle.

Penna Bianca –ilmegafono.org