In Italia otto bambini su dieci nascono contaminati dall′inquinamento ambientale. Le sostanze nocive penetrano nel feto attraverso la placenta durante la gravidanza e transitano nel latte materno dopo la nascita. A dirlo è un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità realizzato in collaborazione con il Wwf. Secondo lo studio, condotto nell’ambito del progetto “Previeni”, nei bambini nati oggi “in ogni parte del mondo, troviamo un carico corporeo importante di tossine industriali compresi Pcb, mercurio, ftalati, pesticidi, ritardanti di fiamma, bisfenolo A ed altre sostanze pericolose. Oltre al latte materno, dopo la nascita, i bambini continuano ad essere esposti ad agenti chimici dannosi attraverso il contatto con l’aria, l’acqua, la terra e gli oggetti di uso quotidiano come tappeti, vestiti, mobili e prodotti per la casa”.

Lo studio ha analizzato un campione di 250 coppie con problemi di fertilità, 10 coppie mamme-bambino e alcune specie animali che popolano due oasi del WWF in Abruzzo. Il progetto “Previeni” ha scelto di indagare da un lato l’impatto dell’esposizione agli agenti inquinanti sulla fertilità umana e dall’altro l’esposizione agli stessi contaminanti nella fauna selvatica delle oasi del Wwf: “Allo scopo di valutare se un ambiente protetto è sano, caratterizzato dal mantenimento della vitalità delle funzioni e delle strutture del sistema stesso, lo studio è stato effettuato all’interno di quello che rappresenta l’emblema della natura incontaminata in Italia, le Oasi del WWF”.

Nelle oasi, fortunatamente, sono stati riscontrati bassi livelli di sostanze pericolose, tuttavia è allarmante il risultato ottenuto dall’analisi dei campioni “umani”. Gli agenti inquinanti, infatti, oltre a provocare problemi respiratori, sono in grado di alterare i nostri ormoni ed indebolire il nostro sistema immunitario. La contaminazione dell’ambiente è ormai diventata un nemico subdolo, nascosto nei cibi che mangiamo e negli oggetti che tocchiamo e muoviamo ogni giorno. Il Wwf e l’Istituto Superiore di Sanità stanno lanciando quindi un chiaro messaggio alla popolazione e alle istituzioni italiane sulla necessità di “forti leggi e normative di protezione ambientale”.

Queste leggi dovrebbero essere mirate a limitare la nostra esposizione alle sostanze nocive.  La presenza di parchi, aree verdi e vegetazione acquatica, secondo gli esperti, migliora la capacità dell’ambiente di rispondere agli “stress antropici”, come l′inquinamento. Una normativa orientata all′aumento delle aree verdi nelle città e basata su misure restrittive per la riduzione delle emission inquinanti (siano esse prodotte da veicoli o edifici industriali), se applicata in modo efficace, potrebbe già garantire dei risultati.

Una nota positiva in tal senso viene dall′Ispra, l′Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, secondo il quale negli ultimi anni è aumentato in Italia il numero di licenze “Ecolabel” rilasciate per prodotti e servizi. (L′etichetta Ecolabel attesta che il prodotto o il servizio ha un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita). In base ai dati dell′Ispra, dal 1998 al dicembre 2009, sono state rilasciate 332 licenze Ecolabel Ue per un totale di 10.169 tra prodotti e servizi etichettati, un trend molto positivo se paragonato al decennio precedente.

G.L. -ilmegafono.org