L’eco degli incidenti alle centrali nucleari in Giappone risuona anche in Italia. Già da qualche mese si parla con insistenza della rivalutazione del nucleare nel nostro paese, ma la questione è diventata sempre più accesa in questi giorni: crescono le preoccupazioni dei cittadini, cresce il disappunto generale dovuto all’intenzione di creare nuovi impianti. Ci troviamo in un territorio ad alto rischio sismico, bisogna mettere in conto problemi simili a quello di Fukushima, inoltre, come dimostrano altre vicende di cronaca, non siamo in grado di smaltire rifiuti comuni, figurarsi le scorie radioattive.

Sembra essere piuttosto comune la linea di pensiero degli italiani, stando a ciò che si legge nel rapporto della Gnresearch: tre italiani su quattro si oppongono alla realizzazione di nuovi impianti nucleari, si dichiarano contrari alle politiche ambientali del governo, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo dell’energia rinnovabile, e si dicono pronti ad un cambio di marcia politico per bloccare i piani dell’esecutivo. L’indagine è stata condotta su un campione rappresentativo di cittadini provenienti da ogni città italiana, di diversa estrazione sociale e politica.

Le percentuali del sondaggio parlano chiaro: il 59% degli italiani intervistati si dichiara “molto contrario” al nucleare, mentre il 17% è “abbastanza contrario”; a preoccupare i cittadini, non sono soltanto gli eventuali incidenti alle centrali (dovuti a calamità naturali, come nel caso di Fukushima), ma soprattutto l’impatto sulla salute dei cittadini (45%), lo smaltimento delle scorie radioattive (29%), il rischio di errori umani (15%), e, come abbiamo già ricordato, di calamità naturali (11%). Fa sorridere la posizione di chi si dichiara favorevole in linea di massima ai nuovi impianti, per poi opporsi categoricamente all’installazione di un impianto nella propria regione.

Il rapporto di Gnresearch non è solo malcontento: gli italiani si mostrano propositivi, ma soprattutto, ben disposti alle energie rinnovabili. Il 69% degli intervistati, data l’evidente dipendenza energetica dell’Italia da altri paesi, si dichiara disposto a pagare qualcosa in più per sfruttare ed ovviamente rifornirsi completamente con l’energia rinnovabile

Da questa prospettiva, appare chiaro che le recenti dichiarazioni dei ministri Romani e Prestigiacomo sulla “pausa di riflessione dal nucleare” non siano altro che temporeggiamenti per non perdere consensi politici, almeno cosi la pensa il 56% dei cittadini intervistati; il 39% ritiene invece che la preoccupazione dei ministri per la salute dei cittadini sia reale. L’imminente referendum sembra avere già una sorta di risposta, se ci atteniamo a quanto riportato dalle percentuali del sondaggio: un chiaro “No” al ritorno del nucleare (che, ricordiamolo, va abolito segnando un “Si” sulla scheda).

Laura Olivazzi -ilmegafono.org