È passata una settimana ma il nostro report sulle manifestazioni contro la riforma si aggiorna come se fosse passato un mese. La riforma passa alla Camera ma viene rinviata al dopo-fiducia al Senato. Il governo ha paura. La strategia di prendere tempo è chiara. Prima risolvere la crisi interna e poi pensare alla riforma. Berlusconi e compagni mettono nell’angolo la Gelmini. Non possono fare diversamente. Il prezzo pagato in termini di immagine anche a livello internazionale è pesantissimo. In questa settimana gli studenti si sono fatti sentire. Sotto lo slogan “Blocchiamo le città” hanno occupato autostrade, vie urbane, metropolitane, treni. La protesta non si è fermata. E non potrebbe essere diversamente. Il fronte è compatto e molto incazzato. Le parole di Berlusconi (“gli studenti veri sono quelli che stanno a casa a studiare”) vengono smentite dalle agitazioni che si sono verificate anche alla Scuola Normale Superiore e alla Scuola Sant’Anna a Pisa. Non certo gli ultimi rimandati, visto che sono tra le Scuole di punta del nostro paese.

Ci scrive da Pisa Piergiuseppe, studente di medicina: “Non siamo soggetti a nessun tipo di strumentalizzazione. In piazza solo striscioni ma nessuna bandiera di partito”. È una rivolta di persone che non vogliono nessuna etichetta ma chiedono soltanto il diritto ad un futuro meno nebbioso di quello attuale. Non sono né “bamboccioni” né fannulloni. Sono studenti seri che si impegnano, ma nonostante questo avvertono già la precarietà della loro condizione. Nelle assemblee nelle occupazioni si riprendono gli spazi che gli hanno tolto. Sono informati, hanno accesso alle informazioni e su queste si pongono delle domande. Sono dotati di spirito critico, quello che si vuole pian piano portare via dalle accademie. Come? È più semplice di quanto si pensi. Basta costringere, con l’arma del denaro a tagliare, a risparmiare. E come sappiamo la cultura non genera profitti.

Almeno in via diretta. “La ragione – continua Piergiuseppe – che di sicuro posso addurre come la più devastante è il taglio al fondo di finanziamento ordinario e quello del 90% delle borse di studio. Un duro colpo ad una università pubblica che dovrebbe essere egualitaria e solidaristica e che invece si connota di esclusivismo e classismo. Tutto ciò non può essere concesso e non deve passare”. E per ora ci stanno riuscendo a bloccare questa riforma. Il vero problema è che i giovani in questo Paese senza futuro fanno paura. Se ciascuno di noi camminasse in Cina, in India, in Malesia, insomma in tutti quei Paesi che stanno crescendo a ritmi sostenuti, resterebbe sconcertato nel vedere per strada un mucchio di giovani. Vedrebbe neolaureati con incarichi di prestigio e importanti. Quei Paesi sanno dove cogliere la linfa vitale per risollevarsi dalla loro condizione.

L’Italia no. A noi piace sentirci raccontare le imprese erotiche del presidente del Consiglio durante le conferenze stampa. Ci piace tenere il marcio dentro i palazzi. Benissimo, allora dobbiamo anche farci piacere gli slogan, i cortei spontanei, le strade bloccate. Quanto potrà andare avanti non lo sappiamo. Sull’iter parlamentare del ddl, con profonda consapevolezza e serietà, ci scrive ancora Piergiuseppe: “Spero che venga bloccata subito così da evitare ulteriori situazioni di disagio. Non dimentichiamo che siamo degli studenti e che abbiamo esami da dare. Di certo siamo molto motivati e il motto che viene scandito ad ogni assemblea di coordinamento è “MAI UN PASSO INDIETRO”. Non arretreremo perché non abbiamo nulla da perdere”. Anche questo Paese non ha nulla da perdere, è tempo che scommetta senza indugi sulla formazione.

Penna Bianca –ilmegafono.org